20 dicembre 2017

La Natività nella chiesa di Sant'Agostino di Fermo



Il 23 Gennaio di quest'anno, il parroco era affacciato all'ingresso della chiesa di S.Agostino di Fermo in attesa dell'impresa che avrebbe iniziato i lavori per la messa in sicurezza dell'edificio lesionato dal terremoto di qualche mese prima. Malgrado non fosse possibile per ovvi motivi di sicurezza, il sacerdote, mosso a compassione dalla mie implorazioni, mi ha fatto entrare, di corsa, giusto per dare uno sguardo dall'ingresso ai bellissimi affreschi del '200, '300, '400 e, purtroppo, anche alle pietre e agli intonaci caduti e disseminati nella navata. Siamo usciti, sempre di corsa, dall'atrio ed è qui che ho intravisto quasi in ombra, il sole era tramontato e l'impianto elettrico della chiesa era fuori uso, questa Natività affrescata nel '300.

Ed è stato amore a prima vista. 

Maria è distesa a terra, su un fianco, rivolta verso suo figlio, con una mano sotto la guancia, forse quello è il suo modo per dormire o rilassarsi. Il suo corpo, la sua fisicità occupa quasi tutta la lunghezza dell'affresco, solo la dimensione di Gesù Bambino è rapportata a quella di sua madre. Giuseppe e tutti gli altri attori del presepe sono più piccoli e relegati ai margini della scena: se fosse stata  una fotografia sarebbero risultati tutti sfocati. Sembra che per l'autore trecentesco il presepe fosse una scusa per raccontare la nascita, l'amore tra madre e figlio e il miracolo della nuova vita descritti come fatti terreni, gli stessi vissuti da tutte le madri del mondo. Solo l'aureola dei genitori e la presenza dell'angelo ci raccontano l'altro miracolo, quello della nascita di Gesù. L'affresco è stato dipinto nell'atrio della chiesa ad altezza d'uomo, o forse sarebbe meglio dire di donna, perché sono state proprio le loro mani, a forza di sfiorare nei secoli la pancia di Maria per invocare una gravidanza o un parto felice, a consumare completamente la pittura in quel punto. 

Passerà parecchio tempo prima di poter entrare in questa che è una tra le più antiche e belle chiese di Fermo, ma mi consola sapere che questa opera sia ora al sicuro e capace di restituirci chissà per quanto tempo ancora quelle splendide e toccanti testimonianze di arte, fede e storie vissute del nostro territorio.

Buon Natale cari amici del Web.















13 novembre 2017

Quella emozione timida di Maresco Martini


"E sempre quella emozione timida mi assale quando entro nel bosco, quante volte ci sono entrato nei miei tanti anni e ogni volta mi sorprende mi incute timidezza..."


Monte San Vicino (MC), la faggeta dei Piani Alti a fine estate



Maresco Martini non finirà mai di stupirmi. Contadino da sempre, anche quando svolse altri lavori, Maresco conosce le leggi, i segreti e i ritmi della natura per averli manipolati e assecondati sul...campo in quasi ottant'anni di fatiche.

Potrebbe sentirsi padrone dell'ambiente che lo circonda, sfruttarlo e utilizzarlo come gli pare, eppure quando entra nel bosco lo fa in punta di piedi con una timidezza che non significa soggezione ma rispetto per le cose del mondo.

L'esperienza, l'intelligenza e il suo cuore gli dicono che quello davanti a sé è frutto di un'altra incessante fatica, quella della natura , per raggiungere l'equilibrio nell'intricata complessità degli elementi e che in quella meraviglia perfino lui è soltanto un ospite.

Io propongo di inserire la timidezza di Maresco nella lista dei Patrimoni dell'umanità.

Maresco Martini lo trovate su Facebook, chiedetegli l'amicizia ne sarà felicissimo.

02 ottobre 2017

I caprioli nella Cervara di Cingoli

Ricordo quel giorno d'agosto come uno tra i più bollenti, interminabili. La sospirata notte tardava a uscire malgrado le galline fossero già rientrate e i colori tramontati.  Il campo di Giovanni disegnava oramai una netta linea d'ombra tra la terra e il cielo in attesa delle stelle. Anche la brezza di monte temporeggiava strusciandosi tra i rami più alti delle querce, solo qualche raro sbuffo dal profumo di bosco e stallatico solleticava i nostri pori affamati di fresco. Le parole stanche, sedute in cerchio tra quattro amici, e i pochi suoni della Cervara sembravano sospesi in attesa di qualcosa d'indefinito; nella terrazza di Ugo anche il tempo faticava a scivolare via.


All'improvviso, davanti a noi, su quel cielo diventato lo schermo di un teatro d'ombre, apparvero, una dopo l'altro, una mamma capriolo e il suo cucciolo. Camminavano lentamente, con tranquillità. Si guardavano attorno e poi rovistavano con i loro musi la poca vegetazione rimasta dopo l'aratura. La madre ci scrutava con l'erba tra le labbra ma restava indifferente, noi eravamo troppo distanti per rappresentare un pericolo.
Il netto chiaroscuro ci permetteva di intuire il movimento di ogni muscolo, di ogni singola giuntura del corpo. La bellezza e l'armonia di quelle due figure arrivate chissà da quale nascondiglio ci  ammutolirono. Ci rapirono. Per tutta la sera, anche dopo la loro uscita di scena, avremmo potuto fraternizzare con chiunque, anche con le zanzare di passaggio, e inventarci il Cantico delle creature se qualcuno non lo avesse già scritto.

Caprioli nella Cervara di Valcarecce di Cingoli
La Cervara è un nome antico, descrive l'unico tratto pianeggiante della valle del fiume Musone sotto Valcarecce a est del lago di Cingoli. A parte alcune case coloniche sparse qua e là con brandelli di terreno coltivabile a strapiombo sul fiume, tutto il resto è macchia mediterranea addossata sulle colline circostanti con vista sul monte San Vicino. È una specie di oasi naturale. Il suo nome, la Cervara, è abbastanza esplicativo su quali animali l'hanno da sempre popolata.

Caprioli nella Cervara di Valcarecce di Cingoli

04 settembre 2017

Il lago di Cingoli prima del lago.


Valle del Musone con, a destra,  il crinale di Moscosi di Cingoli
Agosto 1982: ho  scattato questa foto dalla collina sopra Valcarecce chiamata "U briacu" quasi con le lacrime agli occhi, immaginando cosa avrebbero sommerso di lì a poco le acque del lago di Cingoli (e di Apiro).

Di questo spicchio della valle del Musone, volevo lasciare traccia del microcosmo contadino fatto di casolari, strade, boschetti e alberi sparsi,  di linee rette e sinuose dei campi  stesi tra colline, vallette e il corso del fiume. Sapevo che parte di quello che  conoscevo per averlo percorso in lungo e in largo lo avrei, lo avremmo perso per sempre.


Lago di Cingoli o di Castreccioni
Agosto 2017: avrei voluto fotografare la valle del Musone nello stesso punto del 1982, ma, bellissima notizia, in trentacinque anni la macchia si è estesa occupando gran parte del versante esposto verso il lago, Il punto migliore per simulare l'inquadratura di allora l'ho trovato diverse decine di metri più in alto.

L'invaso ha sommerso le zone più profonde  della valle ma  l'ambiente nel complesso  non ne ha sofferto, a parte l'impianto viario su cui ancora oggi si discute: il verde è aumentato, il reticolo di strade poderali, campi e abitati è rimasto inalterato e le temute variazioni epocali di clima non si sono avverate. Non solo, la bellezza dello "specchio blu" ha incrementato il turismo che, a sua volta, ha fatto nascere diversi ristoranti, B&B, chalet, un museo (del sidecar) e alcuni impianti per attività sportive che, a loro volta, stanno funzionando da ulteriore attrattiva per far conoscere anche le zone circostanti comprese tra i comuni di Cingoli ed Apiro.

Ma è in questa storica torrida estate che il lago di Cingoli ha svelato la sua funzione principale garantendo l'erogazione ininterrotta di acqua, per uso potabile e irriguo, in tutta la valle del Musone fino a Loreto, fino alla costa,  mentre per i canadair impegnati a  rifornirsi d'acqua "al volo" il raggio d'azione è stato ben più vasto.

Tanto di cappello alla lungimiranza e alla tenacia di chi, quasi mezzo secolo fa, intuì l'utilità  di questo invaso e decise di farlo costruire. Un caso di buona politica, quindi.


24 agosto 2017

Chris Cain a Cingoli



Il grande Chris Cain è stato veramente grande nella tappa del San Severino Blues a Cingoli, la sera di Ferragosto. La meravigliosa concatenazione di alcune note scritte sul pentagramma ha fatto rimbalzare gli accordi e le parole dell'American Blues, dell'altra sponda dell'oceano quindi, tra il cinquecentesco Palazzo Comunale (alle spalle di Cain) e la seicentesca chiesa di Santa Maria Assunta, in una intima e gremita piazza di un'antica cittadina dell'entroterra marchigiano. Il ritmo e l'energia positiva hanno inzuppato tutti di emozioni e di leggerezza. Quando la musica travalica nazioni, lingue e bandiere.



Una curiosità: se guardate il campanile e il timpano della chiesa osserverete un leggero chiarore.  È la luce del faro di Cingoli. Chissà cosa avrà pensato Cain durante il concerto nel vedere il fascio di luce intermittente scandagliare  una città posta a 630 metri di altezza e distante dal mare circa 45 km. Ma questa sarà un'altra storia.

24 luglio 2017

Siete fregati!


Siete fregati! colgo al volo l'occasione per dire come la penso! e penso che siete fregati! 

Perché da sempre le mie regole anzi le regole che hanno fondato e accompagnato per anni il cammino di questo gruppo sono le persone e questo non vuol dire anarchia, vuol dire mettervi in una condizione scomoda anzi scomodissima.

Perché finché si hanno norme scritte è semplicissimo seguirle o essere fuori mentre se valgono le persone la cosa è molto più difficile perché si richiede pazienza, attenzione alle relazioni, passione per le cose, rispetto per ognuno, responsabilità individuale e collettiva ... 

... perché mettere mano ad una relazione è la cosa più faticosa del mondo: ci vuole sentimento, verità, compassione ma anche capacità di indignarsi e di accogliere l'indignazione, capacità di ascolto, saper prendere la mano di chi ti cammina affianco, arrabbiarsi e perdonare…

La Corale Brunella Maggiori di Jesi (quasi) al completo
L'antefatto
"Siete fregati" è il messaggio che  Stefano Contadini, direttore della corale Brunella Maggiori (di cui faccio parte), ha inviato tramite Whatsapp ai coristi per rispondere alla richiesta di regole fatta da alcuni per scoraggiare ritardi e/o assenze in occasione di prove o concerti.

La sorpresa
Ti aspetti una romanzina e qualche regola tipo "chi  è dentro è dentro, chi è fuori è fuori" e invece Stefano non  parla né di regole né di obbiettivi da raggiungere. Prima pone al centro la persona, qualsiasi persona,  poi smonta pezzo per pezzo la relazione interpersonale per mostrarci la sua complessità ma anche la bellezza di ogni singolo elemento costitutivo.

La reazione
Leggi il messaggio e poi ammutolisci per qualche attimo. Forse perché non sei più abituato alla profondità e alla ricchezza di argomentazioni come questa. Forse perché queste parole hanno il dono di ricaricare il cervello e l'anima e per farlo devi fermarti e fare silenzio.

Perché su Tracce minime?
Perché il blog è lo spazio dove potrò ritrovare queste parole quando vorrò o ne avrò bisogno. Perché puoi discutere se modificare qualche verbo  o sostituire la "compassione" con un sinonimo più laico ma la bellezza della relazione tra le persone, qualsiasi relazione,  raccontata da Stefano è come una canzone che tutti possono ascoltare e interpretare. E sfiora la poesia.

21 giugno 2017

La Madonna della Misericordia di Apiro



Apiro, chiesa della Madonna della Misericordia

La Madonna della Misericordia di Apiro, attribuita a Ottaviano Nelli da Gubbio (1375-1444), fu originariamente affrescata  su "un muro intonacato sulla strada tra Porta Mercatello e la chiesa di San Salvatore"(*), in una edicola religiosa quindi,  in un crocicchio dove tutti , dal bifolco al ricco signore, sia di giorno che di notte potevano sottoporsi allo sguardo provvidenziale della Vergine e forse potevano anche toccarla per dare più forza alla preghiera o alla richiesta di una grazia. 

Nelle Marche , nel XV° secolo, furono dipinte tante di queste immagini e tutte con la stessa iconografia: Maria apre il suo grande mantello sotto al quale si rifugia una umanità in preghiera.  La "protezione del manto" non era una novità, nel medioevo la regina e le feudatarie potevano graziare anche dalle pene più gravi chi avessero riparato sotto il  loro manto. Nella Madonna della Misericordia le tradizioni civili venivano  perciò semplicemente trasformate in simboli religiosi. In un secolo in cui tutto sembrava crollare, nel Centro Italia si susseguirono almeno una decina di epidemie di peste nera, e la  medicina era equiparabile all'astrologia, la fede rappresentava un rifugio e una garanzia per l'aldilà e la Madonna della Misericordia ne era la rappresentazione fisica, l'immagine taumaturgica.

L'immagine di Apiro divenne da subito un importante simbolo di fede se già nel 1524 intorno  a questo delicato e coinvolgente affresco fu costruita  l'attuale chiesa dedicata, ovviamente, alla Madonna della Misericordia o, anche, della Figura per ricordare la sua primitiva collocazione (nel dialetto marchigiano figura o figuretta è sinonimo di edicola religiosa).



Apiro, chiesa della Madonna della Misericordia
Nel dipinto  Maria indossa una corona perché di regina si tratta. Il suo  viso è la rappresentazione della divinità, senza alcuna espressione umana tanto da sembrare una bambola e lo sguardo è come quello di Dio dell'arte tardo gotica: fisso, su chi le parla o l'ascolta. Sotto il suo prezioso mantello striato , blu come il colore del cielo , pregano alla sua destra gli uomini, si riconoscono  un papa un cardinale  un vescovo, alla sua sinistra le donne, quelle  sposate con il velo sulla testa, le nubili senza. In alto alcuni angeli sembrano essere  il marchio di garanzia del Paradiso.


Apiro, chiesa della Madonna della Misericordia: uomini in preghiera sotto il manto

Apiro, chiesa della Madonna della Misericordia: le donne sposate con velo, le nubili senza
Oggi,  l'altare sotto la Madonna della Misericordia è sempre curato e abbellito da piante e fiori segno di una devozione ancora viva e sentita dagli Apirani.

Apiro, chiesa della Madonna della Misericordia
La domenica mattina è il giorno migliore per visitare la chiesa, sicuramente aperta,  e per conoscere Apiro curiosando tra le bancarelle del mercato settimanale.

Apiro, la Chiesa della Madonna della Misericordia 
(*): "un muro intonacato sulla strada tra Porta Mercatello e la chiesa di San Salvatore" è riportato in una dettagliata relazione dell'arch. Pacifico Ramazzotti esposta all'interno della chiesa.

























24 maggio 2017

Cuore di CH RO MO


CH RO MO,  Mole Vanvitelliana di Ancona: "Cuore"

Dai contenitori appesi sopra due dipinti cadono gocce d'acqua con cadenza regolare. Sembrano perle di luce quelle gocce, meteore che s'infrangono sulle tele con un suono ritmico simile ai battiti del cuore. Ogni singola goccia d'acqua interagisce con il dipinto modificandone, via via nel tempo, il colore e la forma. Quale sarà l'esito finale? Nessuno lo sa finché non smetteranno di cadere gocce d'acqua, finché non cesserà quel ritmo. Ritmo...ripetizione...trasformazione. È il nostro destino. Il divenire dell'Uomo ma anche dell'Universo sottoposti alle stesse leggi fisico-chimiche.

CH RO MO,  Mole Vanvitelliana di Ancona: "Cuore"


L'installazione "Cuore" è un'idea degli artisti Chris Rocchegiani e Roberto Montani (CH RO MO).   È stata allestita nei locali della Mole di Ancona in concomitanza con la mostra di scultura "Ecce Homo". Forme diverse d'arte hanno dialogato sullo stesso tema del divenire umano ma le emozioni suscitate da "Cuore" sono state, vi garantisco, le più intense.


CH RO MO,  Mole Vanvitelliana di Ancona: "Cuore"


Le foto sono state scattate e concesse da CH RO MO che ringrazio.






02 maggio 2017

Ecce Homo alla Mole di Ancona



Roberto Fanari: 6 settembre 2016  (filo di ferro cotto)

Nella Mole Vanvitelliana di Ancona ha chiuso i battenti Ecce Homo, una mostra dove erano esposte le opere di una trentina di artisti che hanno modellato, piegato, fuso, scolpito, pennellato, intrecciato, saldato i più svariati materiali per raccontarci la loro visione del divenire umano. Il percorso tra le opere e le installazioni ti cattura da subito e se all'inizio ti muovi seguendo le indicazioni della guida nel giro di pochi minuti saranno solo le emozioni o la curiosità a farti scegliere la direzione, senza impedimenti di alcun tipo. Anzi, credo che lo stesso contenitore, la Mole, con i suoi spazi crudi ma autentici, in qualche modo influenzino il percorso e nello stesso tempo diventino testimonianza storica di un altro divenire. Inoltre, la possibilità, anzi l'invito a scattare fotografie, per chi come me ha questo interesse, ti permette di assaporare ogni singola opera nel più piccolo dettaglio e serbarne un ricordo non solo mentale. 

Roberto Fanari: bambina  (filo ferro cotto) -  Francesco Messina : nudo (bronzo)

Marino Mazzacurati: lottatori (bronzo)

Fabio Viale: Souvenir David (marmo)



Giacomo Manzù: Tebe distesa nell'ovale (bronzo)

Mimmo Paladino: Dormienti (terracotta)

Fausto Melotti: La disputa dei sette savi di Atene (pietra di Viggiù)




Novello Finotti: Studio per il grande cobra 2 (bronzo)


                                        Donato Piccolo: Dal Tutto il Nulla e dal Nulla il Tutto... (vetroresina)                                        Giusetta Fioroni: Jane (Austen) (maiolica policroma)

Valerio Trubbiani: Ractus ractus...e  Le morte stagioni (alluminio)

Il "divenire" della Mole: gli intonaci di alcune colonne furono fatti mescolando alla meno peggio sabbia, sassi di mare (sui quali ancora poggia l'edificio) e ramoscelli di vario tipo ancora visibili nel fatiscente conglomerato.

Ancona, Mole Vanvitelliana






28 aprile 2017

La rosa e la vite


La rosa è stata da sempre considerata una pianta spia, un indicatore biologico capace  di segnalare in anticipo la presenza di muffe e parassiti nelle coltivazioni, ecco perché si piantava in testa ai filari dei vigneti. Oggi, questa pratica colturale è oramai in disuso perché sostituita da sistemi ben più scientifici, eppure, dalle parti di Ostra, un bellissimo roseto colora in tutta la sua lunghezza un nuovo e tecnologico vigneto: modernità, tradizione e amore per la propria terra faranno maturare un'uva speciale, ne sono sicuro.


22 marzo 2017

L'acqua zè morta di Bepi De Marzi



"L'Acqua zé morta" è un sogno spaventoso, un monito e un grido di dolore per ciò che potrebbe accadere alla Terra e all'umanità in un prossimo futuro. L'autore è Bepi De Marzi, uno straordinario poeta e compositore di canzoni, traghettatore, dalla tradizione alla modernità, di musiche e testi d'ispirazione popolare.


"L'acqua zè morta" di Bepi De Marzi

Vardete intorno, vardete intorno ... 

Le strade no gà più l'ombria, 
le piazze zé posti de pena. 
Nei pra no se trova più fiori, 
i boschi gà perso la pace. 

E l'aqua, e l'aqua, e l'aqua...

L'aqua ze' morta, ze' morta, ze' morta, 
ze' morta sta matina! Tutti lo sapeva! 
ma l'aqua, ma l'aqua, ma l'aqua 
ze' morta, ze' morta ...


Coro I Crodaioli di Bepi De Marzi




Coro Cantering di Roma in concerto nella Stazione Birra 



Due stili diversi, due versioni della stessa canzone entrambe intense e coinvolgenti.


14 marzo 2017

Rimini: affreschi di pizza e dolci di fossa

Panino a tavolino 2 - Rimini


Rimini, pizzeria Borgo Antico
La pizzeria “Borgo Antico” si trova  in un piccolo slargo nel cuore di Rimini, a pochi passi da piazza Cavour. Il locale è piccolo  ma i profumi  che si sprigionano dalle pizze appena sfornate a due metri di distanza,  la cortesia e la disponibilità dei proprietari, Giovanni e Anna,  ti fanno dimenticare l'esiguità dello spazio a disposizione.

La pizza è una tra le migliori che abbia mai mangiato: sottile al centro e alta nel bordo così che già dal primo morso sprigiona tutto l’odore e il sapore di pane appena sfornato. Poi, man mano che ti avvicini al condimento, gli ingredienti naturali di stagione conditi con l’olio extra vergine d’oliva ti danno il colpo di grazia e decidi così, su due piedi, di farla finita con la dieta e, magari solo con gli occhi stracolmi di desiderio, ti metti ad assaggiare ogni singolo pezzo messo in bella vista sul bancone. 


Rimini: chiesa di Sant'Agostino e pizzeria "Borgo Antico"
Volendo, è la scelta che preferisco, ti puoi sedere sulle panchine della piazzetta (d’inverno basta un solo raggio di sole per scaldarti) per goderti la pizza e la vista di Sant’Agostino, una delle chiese più antiche di Rimini arricchita all’interno  da un bellissimo ciclo di affreschi trecenteschi di scuola riminese che, da soli, giustificano un viaggio in questa città. 

Rimini, chiesa di Sant'Agostino: Madonna con Bambino di scuola riminese
Ma se dopo la pizza non vuoi rinunciare a un dolce con caffè e alla lettura di un quotidiano locale stando comodamente seduto a tavolino, ti basta percorrere pochi metri seguendo il fianco sinistro di Sant'Agostino fino all'altezza dell'abside, una vetrina piena zeppa di dolci è l'ingresso del caffè "Antichi Pozzi".



Appena entrati, ti danno il benvenuto due pozzi ricoperti da una spessa lastra di vetro, non puoi non vederli, ci cammini sopra: sono due fosse da grano, meravigliosamente restaurate, testimoni della necessità di conservare e proteggere il frumento nei secoli passati (ne ho parlato qui, nel post di San Giovanni in Marignano)  lungo tutta la costa e nell'entroterra Romagnolo. 



Sarà stato il caso o forse il destino, in questo luogo dove per secoli si conservava il grano, oggi lo si lavora per produrre il pane e metri e metri di torte, paste, biscotti e tipicità della zona. Entrare per credere, Serena vi accoglierà con  il suo splendido sorriso.  





Torte e biscotti con vista sull'abside della chiesa di Sant'Agostino



Panino a Tavolino 
1- Pennabilli: l'Antica Macelleria Venturi





Spigolature

Per gli appassionati di libri:  proprio dietro l'angolo, a pochi metri dalla pizzeria "Borgo Antico"  c'è una rivendita dell'usato stracolma di libri fino sul soffitto, tutti disposti sugli scaffali e divisi per genere o autore come in una normale libreria.
   




27 febbraio 2017

La nuova scuola di Serrungarina



Serrungarina, inaugurazione scuola dell'infanzia
Succede sempre, dopo aver ascoltato i discorsi delle autorità, poco dopo il taglio del nastro, quando le porte della nuova scuola si aprono e i genitori, i nonni e i comuni cittadini entrano nella struttura e scoprono i nuovi spazi, la loro organizzazione interna, gli arredi, le soluzioni tecniche innovative poste in atto nella costruzione: la sorpresa è sugli occhi di tutti insieme ad un leggero sorriso appena avvertibile sulle labbra, segno di un qualche ricordo d’infanzia tornato a galla. Le problematiche, le fatiche, le scelte a volte difficili ascoltate pochi attimi prima sembrano trasudare dalle pareti insieme alla consapevolezza, molti lo riscoprono ora, che la scuola è sì un diritto del cittadino ma quello spazio essenziale per la crescita delle nuove generazioni si costruisce con la volontà e la tenacia di una intera comunità unita in un progetto educativo.
E i bambini? Beh! A loro bastano pochi secondi per orientarsi e poi gettarsi a capofitto nella nuova avventura.

L'inaugurazione della nuova scuola dell'infanzia di Serrungarina (PU) 


Chi terrà il nastro?


Piantumazione della Pera Angelica, una tipicità locale

Gli spazi  comuni
Caterina, l'architetta progettista, mi raccontava di aver scelto l'orientamento degli spazi comuni a partire da questa veduta sulla valle del Metauro. Dal 2017 Serrungarina e  altri due paesi si sono fusi nel comune di Colli al Metauro, questa splendida finestra sembra rappresentare l'essenza  della nuova realtà comunale.

Il bellissimo affaccio sulla vallata del Metauro fino alla Gola del Furlo

Il cortile esterno

Gli arredi

19 febbraio 2017

Il velo bianco per Elena e Mattia

Jesi, chiesa di San Giuseppe                                 18/2/2017

A Jesi, nella chiesa di San Giuseppe si è celebrato un matrimonio con rito e canti cattolici e ortodossi. Una giovane coppia e  due religioni divise da storie millenarie sono unite dall'abbraccio di un sottile ma potente velo bianco capace di abbattere qualsiasi muro. 
Buona strada insieme, Elena e Mattia,




22 gennaio 2017

Ad Apiro il dì di festa

Ad Apiro (MC), il mercato settimanale si svolge, cosa abbastanza rara o forse unica nelle Marche,  di domenica. In questo giorno in ogni stagione dell’anno,  il sacro e il profano s’intrecciano tra le chiese, le piazze  e  le vie del paese  diventando parte integrante della  storia e dell’identità dei suoi abitanti. E' difficile sfuggire al suo richiamo, anche se abiti a chilometri di distanza.

Apiro (MC)


Apiro (MC)

Apiro (MC)

Apiro (MC)