24 ottobre 2016

Pensieri sparsi tra Arquata del Tronto e Acquasanta Terme dopo il terremoto

Arquata del Tronto è in alto, distrutta, come implosa su sé stessa, sopra uno sperone di roccia. Ti viene un nodo alla gola nel vederla, già da lontano. Sono le 13, piove, l’aria è fresca ed è scesa un po' di nebbia nella tendopoli allestita qualche decina di metri più in basso ma che, per fortuna, sarà smantellata a breve. Oggi sarà un 'altra giornata dura per chi ha perso tutto e deve fare i conti quotidianamente non solo con la tragedia vissuta ma anche con il futuro da reinventare e, non ultimo, con la straziante vista delle macerie che incombono su tutta la valle (non ci sono ostacoli visivi tra il campo e il paese). L’autunno, il freddo, la nebbia, la pioggia non ti aiuta a essere ottimista. 
Resto soltanto qualche minuto e non scatto foto, mi sento un intruso. 

Ma siamo proprio sicuri che sia meglio ricostruire i vecchi centri abitati anziché costruire in zone nuove più sicure? E’ una domanda che mi faccio vedendo gli innumerevoli teloni blu della protezione civile a protezione dei tetti lesionati o crollati anche lungo la strada verso Ascoli Piceno.

Ad Acquasanta Terme la via Salaria è un nastro che divide in due il paese.  Verso nord, in basso, scorre il fiume Tronto dopo di che è un susseguirsi di crinali e pinnacoli boscosi, anticamera dei Monti Sibillini.

Acquasanta Terme, versante nord: due crinali pressoché identici 
A sud, sulle propaggini dei Monti della Laga, il nucleo più antico di Acquasanta sembra essere nascosto e protetto da un un muro fatto di case unite le une alle altre. Su quel muro , tra due finestre anonime da cui scivola giù un odore di dolci appena sfornati, un’insegna giallognola pubblicizza una pizzeria-pasticceria. 

Acquasanta Terme
Seguo la scia profumata fin dove la strada si restringe, il travertino si sostituisce agli intonaci e dove non è facile trovare un'insegna in particolare, tra una miriade di macellerie, norcinerie, generi alimentari, forni, pasticcerie, pizzerie. Comunque riconosco la mia targa giallognola, entro nel locale piccolissimo pieno zeppo di pizze salate e soprattutto di dolci.

Acquasanta Terme:  il centro storico addobbato per la Festa d'Autunno - folclore e castagne
Il proprietario è una persona gentile e curiosa, mi chiede anche un parere su ciò che mi ha servito. Parliamo con tranquillità eppure sta per chiudere. Alle sue spalle, nel laboratorio, vedo il  forno, gli attrezzi del mestiere , due teglie di croccante alle mandorle appena sfornate (ecco da dove proveniva quel profumo) e la finestra che dal basso avevo giudicato anonima ma che invece si rivela testimone di uno spazio stracolmo non solo di cose ma anche di manualità esperienza  tradizione e umanità.

Un forno nel centro di Acquasanta Terme
Esco sulla strada delle...insegne, un abitante mi dice che anche qui il sisma si è fatto sentire: le case sono rimaste in piedi ma il sessanta per cento delle abitazioni sono inagibili, gli sfollati sono centinaia ma per fortuna non si contano vittime. Cammino tra palazzi cinquecenteschi e costruzioni più umili, i vicoli sono scalinate che s'inerpicano su fino alla parte alta di Acquasanta. Vedo le rocce instabili su cui poggiano alcune case ma tutto il resto è un incastro di travertino, mattoni, muri, terrazze, spigoli di case e tetti che quasi si toccano. E poi finestre, tante finestre, purtroppo chiuse, che immagino testimoni di chissà quanti altri spazi densi di vissuti intrecciati tra loro, compresi quelli del pizzaiolo, a formare l'identità di questo paese.




Acquasanta Terme: il centro storico 
Qui, tutto ha uno scopo, una funzione: un muro diventa un bosco d'edera,  una sporgenza una legnaia, una sedia di legno e delle scalette dove sedersi una piazzetta per chiacchierare con i vicini. Tutto è in relazione con un tutto costruito nei secoli dagli abitanti di Acquasanta. 
Ricomporre queste armonie altrove sarebbe impossibile.

Senza volerlo ho risposto da solo alla domanda che mi ero posto partendo da Arquata del Tronto.

Acquasanta Terme





07 ottobre 2016

Spoon River nell'ex manicomio di Ancona ( CRASS)


CRASS di Ancona: ex manicomio psichiatrico
Stavo parcheggiando l’auto quando una nuvola s’è spostata e ha lasciato passare un raggio di sole che ha fatto risaltare ogni piccolo rilievo, fessura o asperità del muro distante pochi centimetri dalla portiera. Si è così materializzato all’improvviso un patchwork di mattoni lunghissimo, proseguiva anche sui muri contigui, con su incise migliaia di forme geometriche, righe orizzontali verticali e tonde, cifre, date, sequenze numeriche, forme reali e immaginarie, frasi.

I muri sono quelli dell’ex manicomio di Ancona ( oggi è un grande contenitore di servizi pubblici: il CRASS) che delimitavano sia i padiglioni che gli spazi verdi (clicca qui), allora separati gli uni dagli altri, dove i pazienti potevano uscire nelle belle giornate. 

I graffiti sono stati incisi dai “matti” in chissà quanti anni su migliaia di mattoni a partire da terra su fino a quasi due metri di altezza, in alcune aree non esiste un solo mattone inciso.

I graffiti incidono le pareti di tutto il padiglione
La freccia blu indica il luogo dove ho scattato le foto ma i graffiti sono presenti anche in altre aree (ho controllato solo alcune pareti del lato sud) in alcune delle quali prevalgono nomi, date e frasi scritte a matita nella maggioranza dei casi, però, parzialmente coperte con altri segni. 

La planimetria del manicomio antecedente al  1971 :  la freccia blu indica l'area dove ho scattato le foto


Una  corriera degli anni  '40 ?



La mitica corriera Fiat 626 , non è la stessa del graffito?

Solo sequenze numeriche?

Non sembra la sagoma di uno dei tanti padiglioni tutti uguali del manicomio?

Un padiglione dell'ex manicomio di Ancona
Oggi, camminare tra quei padiglioni ti emoziona, avverti che un popolo di etichettati come diversi e quindi pericolosi è vissuto lì segregato dal resto del mondo chissà per quali motivi e chissà per quanto tempo, di sicuro alcune persone a vita.
Senti di vivere in una specie di Spoon River dove però i segni della vita vissuta sono reali, incisi, forse urlati, su migliaia di pietre e che, se studiati, potrebbero raccontare delle storie anch'esse vere. Speriamo che i probabili futuri restauri e ammodernamenti abbiano rispetto per queste tracce e le proteggano.