25 novembre 2012

Loreto, pellegrinaggi e pellegrini




Loreto, Basilica della Santa Casa 



"(...) Erano pellegrini che venivano chissa di dove? Forse dagli Abruzzi. Cenciosi, polverosi,schifosi salivano le scalinate del tempio in ginocchioni, gridando "Viva Maria" mentre le rivenditrici chiudevano a furia le vetrine e nascondevano tutto.
(...) Cantavano, come ho detto, trascinadosi sui ginocchi e nelle faccie gialle ed estenuate e negli occhi smisuratamente aperti era l'aura dell'epilessia. Dopo un poco, non più sulle ginocchia, ma distesi a bocconi, baciavano la terra, come se dovessero farsi perdonare qualche tradimento.
Due vecchie orribili leccavano il pavimento con la lingia bavosa, sorrette alle ascelle da due megere che strillavano. Così furono trascinate sino all'altare, lasciando una striscia sudicia che pareva una pelle di serpente striata di sangue. Che terribile grazia dovevano implorare quelle due streghe? E allora la frenesia dei pellegrini giunse quasi al furore della convulsione. (...)"

E'  l'anticlericale  Olindo Guerrini, in "Brani di Vita (1908)", che  commenta lo svolgersi di  un pellegrinaggio osservato durante un suo viaggio a Loreto. La descrizione di quei riti collettivi la ritroviamo quasi identica nel racconto - stavolta i fatti avvengono in Ciociaria -  dello storico Ferdinando Gregorovius, in "Passeggiate per l'Italia (1906)":

"(...) Giunti alla loro meta tutti sembrano aver dimenticato ogni stanchezza, l'esaltazione ed il fervore religioso anima i loro volti, si prosternano davanti alla chiesa, con le mani giunte intorno al bastone e col loro fardello ancora in testa, e ad alta voce cominciano a cantare le liitanie; poi si rialzano gridandoad alta voce " Grazie Maria!" e salgono con i ginocchi la gradinata. Qua e là si vedono delle donne baciare colla lingua il cammino percorso, spettacolo abbastanza ripugnante, ed il ricordo di Carlomagno, che salì esso pure in questo modo bigotto i gradini di S. Pietro, non vale a mitigare il disgusto.(...)"


Loreto, Basilica della Santa Casa 


Delle fatiche e sofferenze, delle implorazioni e speranze di quei poveri cristi "cenciosi, polverosi, schifosi"  non c'è ricordo ma se entriamo nella Basilica la base che circonda la Santa Casa è incisa da due solchi paralleli in tutto il suo perimetro. Mi piace pensare che nel corso dei secoli il marmo si sia lasciato plasmare per addolcire il percorso che i   pellegrini effettuavano in ginocchio pregando, e per regalarci l'unica traccia di quell'umanità in cammino alla ricerca della propria stella.