Apiro (MC) "... e 'l naufragar m'è dolce in questo mare" |
24 dicembre 2012
20 dicembre 2012
Il Tramandatore di Macerata
Macerata, parco del Tramandatore Cav Prato |
Il malefico passaggio a livello che ci dà il benvenuto arrivando in città da Sforzacosta esprime il meglio di sé nelle ore di punta, giocando con noi automobilisti mentre ci blocca in code interminabili e si ciba della nostra irritazione e impazienza portate all'estremo sopratutto con il caldo d'estate.
Ma se nell'attesa guardiamo alla nostra sinistra resteremo sorpresi da un'infinità di forme e colori sgargianti: ci siamo affacciati sulla città del Tramandatore.
In un quel piccolo spazio, infatti, compreso tra la ferrovia e la strada il Cavalier Prato ha accatastato, intrecciato, unito, rovesciato, decorato, sollevato, allineato una infinità di oggetti oramai in disuso: rifiuti.
... tra la ferrovia |
Etichette:
Macerata,
Tramandatore
Ubicazione:
Macerata MC, Italia
25 novembre 2012
Loreto, pellegrinaggi e pellegrini
Loreto, Basilica della Santa Casa |
"(...) Erano pellegrini che venivano chissa di dove? Forse dagli Abruzzi. Cenciosi, polverosi,schifosi salivano le scalinate del tempio in ginocchioni, gridando "Viva Maria" mentre le rivenditrici chiudevano a furia le vetrine e nascondevano tutto.
(...) Cantavano, come ho detto, trascinadosi sui ginocchi e nelle faccie gialle ed estenuate e negli occhi smisuratamente aperti era l'aura dell'epilessia. Dopo un poco, non più sulle ginocchia, ma distesi a bocconi, baciavano la terra, come se dovessero farsi perdonare qualche tradimento.
Due vecchie orribili leccavano il pavimento con la lingia bavosa, sorrette alle ascelle da due megere che strillavano. Così furono trascinate sino all'altare, lasciando una striscia sudicia che pareva una pelle di serpente striata di sangue. Che terribile grazia dovevano implorare quelle due streghe? E allora la frenesia dei pellegrini giunse quasi al furore della convulsione. (...)"
E' l'anticlericale Olindo Guerrini, in "Brani di Vita (1908)", che commenta lo svolgersi di un pellegrinaggio osservato durante un suo viaggio a Loreto. La descrizione di quei riti collettivi la ritroviamo quasi identica nel racconto - stavolta i fatti avvengono in Ciociaria - dello storico Ferdinando Gregorovius, in "Passeggiate per l'Italia (1906)":
"(...) Giunti alla loro meta tutti sembrano aver dimenticato ogni stanchezza, l'esaltazione ed il fervore religioso anima i loro volti, si prosternano davanti alla chiesa, con le mani giunte intorno al bastone e col loro fardello ancora in testa, e ad alta voce cominciano a cantare le liitanie; poi si rialzano gridandoad alta voce " Grazie Maria!" e salgono con i ginocchi la gradinata. Qua e là si vedono delle donne baciare colla lingua il cammino percorso, spettacolo abbastanza ripugnante, ed il ricordo di Carlomagno, che salì esso pure in questo modo bigotto i gradini di S. Pietro, non vale a mitigare il disgusto.(...)"
Delle fatiche e sofferenze, delle implorazioni e speranze di quei poveri cristi "cenciosi, polverosi, schifosi" non c'è ricordo ma se entriamo nella Basilica la base che circonda la Santa Casa è incisa da due solchi paralleli in tutto il suo perimetro. Mi piace pensare che nel corso dei secoli il marmo si sia lasciato plasmare per addolcire il percorso che i pellegrini effettuavano in ginocchio pregando, e per regalarci l'unica traccia di quell'umanità in cammino alla ricerca della propria stella.
Iscriviti a:
Post (Atom)